Sto comodamente seduto in salotto, a casa dei miei genitori in quel di Breganzona. Sto leggendo, per la terza volta e sempre con più attenzione, l’intervista rilasciata da Glauco Martinetti al CdT di qualche giorno fa in merito alla decisione dell’Ente Ospedaliero Cantonale di semplicemente cancellare gli investimenti previsti per l’ampliamento di quello che mi ostino a chiamare Ospedale Civico, lavori che dovevano iniziare a brevissimo.
Martinetti, correttamente, cerca di giustificare tale fondamentale cambio strategico, e mi piacerebbe pensare, contrariamente a quanto riportato, non sia avvenuto in un lasso temporale di pochi mesi, il che, forse potrebbe risultare un azzardo, appellandosi ad una curva demografica decrescente, alla realtà economica provocata della crisi pandemica ed al fatto che si sia optato più sulla qualità offerta che sulle volumetrie, il che mi lascia alquanto perplesso: a prescindere, la qualità dovrebbe essere nel DNA svizzero!
Il Municipio, a maggioranza leghista, condivide «entusiasticamente».
Mi alzo dal divano, in me qualcosa stride. Esco in terrazzo e contemplo il Golfo di quella che è la città Lugano, la mia città. Noto innumerevoli cantieri in essere, tutti abitativi, alla mia destra le modine definiscono quel «quasi quartire» Swiss Life che detterà il futuro di quello che fu il mio comune. La mente mi porta ad un passaggio dello studio di EsapceSuisse in merito al Nuovo Quartiere di Cornaredo che cita testualmente «(…) Si prevede un potenziale insediativo di quasi 6.000 posti di lavoro e oltre 2.000 abitanti». Velocemente contemplo alcuni appunti presi dal Messaggio Municipale in merito al PSE e sì, non mi sbagliavo, il Municipio prevede nei prossimi 25 anni di incrementare il personale ammnistrativo (polizia compresa) di oltre il 40% e ciò in piena era digitale, dove la razionalizzazione, anche dei posti di lavoro, dovrebbe essere d’uopo.
Draghi sta parlando in televisione e riassumendolo dice una piccola, grande realtà che, forse, alle nostre latitudini ci è sfuggita: le misure anticicliche sono quelle misure da attuare immediatamente, non da progettare per il futuro, il Recovery Fund europeo ne è una prova.
Come un fatto assodato è che, per essere attrattiva, una città deve offrire tutti quei servizi primari, va da sé di qualità, come scuole, ospedali, servizi di prossimità, posti di lavoro, sostenibilità, eccetera a dimensione tangibile e futura.
È vero, le statistiche non dovrebbero mentire, ma servono proprio a cercare di anticipare e risolvere futuri, eventuali, scenari che potrebbero essere catastrofici, adottando strategie e misure adeguate. Strategie e misure che dovrebbe essere la politica a dettare, in questo caso, la visione che il nostro attuale Municipio ha, o dovrebbe avere, per il futuro della propria città e dei propri cittadini.
Accettare bellamente ed entusiasticamente la decisone ineluttabile di una desertificazione cittadina, non fa che sottolineare l’inadeguatezza di una maggioranza che oggi ci governa e che del nostro domani se ne fa un baffo. E se si è già deciso per un ospedale cantonale in quel della Saleggina, che si abbia il coraggio ed il buon gusto di dirlo a chiare lettere.
Presidente dela Sezione PLR Lugano